παρθένος, parthenos, “vergine”
Con le conquiste successive dell’isola, l’attività vitivinicola riprende vigore: l’antico Mamertino fece di nuovo capolino e dai porti siciliani iniziarono a salpare navi cariche dei vini di Siracusa, dell’Etna, di Palermo e di Trapani diretti a Roma, in Liguria e in Toscana.
Si iniziarono a produrre i vini leggeri delle pendici dell’Etna, quelli più colorati di Milazzo e del Siracusano, quelli ricchi di alcol etilico del Trapanese e del Palermitano, quelli profondi del Ragusano, quelli aromatici delle Eolie e di Pantelleria e infine, quel vino straordinario che ha reso la Sicilia famosa in tutto il mondo: il Marsala.
A partire dal 1870 e nei decenni successivi, la fillossera e la peronospora distrussero i vigneti francesi e i robusti vini siciliani iniziarono ad essere esportati dagli industriali di quel paese in tutta Europa. Il terribile insetto fece però la sua comparsa anche sull’isola e trasformò profondamente il panorama viticolo siciliano. Il problema venne successivamente risolto mediante l’innesto della vite europea, produttrice di vini di qualità, su piede cioè su radice di vite americana o di suoi ibridi, resistenti agli attacchi della Fillossera.
Tale metodo è ancora oggi di generale applicazione facendo si che la vite consegni nelle mani dell’uomo frutti di inestimabile valore. Nella Sicilia occidentale, erge su una fulgida collina dominante le valli del Belice e del Modione, Partanna, la quale offre suggestivi panorami, lasciando che lo sguardo del visitatore spazi lontano, tra colline e pianura, fino ad arrivare al mare. Le origini del toponimo sono incerte, alcuni propendono per una derivazione di origine greca (da παρθένος, parthenos, “vergine”), altri parlano di un relitto sicano con suffisso-ANNA.
La forma araba corrispondente è “ Bartanna”: la presenza in questo sito di un casale di nome Barthannah, “terra scura”, è attestato già dal 988.