Una terra vocata da millenni alla viticoltura

La Sicilia è un affascinante ed enigmatico territorio ricco di storia, arte e cultura, terra di sole e mare, di colori caldi e profumi che rapiscono, caratterizzata da una variegata gastronomia e da innumerevoli bellezze naturali, una regione con condizioni climatiche straordinarie che consentono la produzione di ottime uve e la realizzazione di vini votati all’eccellenza.

IMG_5083.jpg

Storia, arte, cultura, sole e mare 

L’isola più grande del Mediterraneo è infatti  terra vocata da millenni alla viticoltura: si ritiene che la vite crescesse spontaneamente in Sicilia già nel II millennio a.C. e che le prime uve siano state introdotte dai Fenici, mentre si deve ai coloni greci il merito di aver importato vitigni di migliore qualità e nuove tecniche colturali.

Nell’antica Grecia il vino costituiva la spina dorsale di ogni centro siculo e i più famosi erano il Mamertino, il Tauromenio, l’Inicynio, oltre a quelli dell’Etna. 

Con la conquista romana, questa situazione di benessere scomparve  perché  venne abbandonata la coltivazione della vite a favore di quella del grano.

IMG_5086.jpg

παρθένος, parthenos, “vergine”

Con le conquiste successive dell’isola, l’attività vitivinicola riprende vigore: l’antico Mamertino fece di nuovo capolino e dai porti siciliani iniziarono a salpare navi cariche dei vini di Siracusa, dell’Etna, di Palermo e di Trapani diretti a Roma, in Liguria e in Toscana. 

Si iniziarono a produrre i vini leggeri delle pendici dell’Etna, quelli più colorati di Milazzo e del Siracusano, quelli ricchi di alcol etilico del Trapanese e del Palermitano, quelli profondi del Ragusano, quelli aromatici delle Eolie e di Pantelleria e infine, quel vino straordinario che ha reso la Sicilia famosa in tutto il mondo: il Marsala.

A partire dal 1870 e nei decenni successivi, la fillossera e la peronospora distrussero i vigneti francesi e i robusti vini siciliani iniziarono ad essere esportati dagli industriali di quel paese in tutta Europa.  Il terribile insetto fece però la sua comparsa anche sull’isola e trasformò profondamente il panorama viticolo siciliano. Il problema venne successivamente risolto mediante l’innesto della vite europea, produttrice di vini di qualità, su piede cioè su radice di vite americana o di suoi ibridi, resistenti agli attacchi della Fillossera.

Tale metodo è ancora oggi di generale applicazione facendo si che la vite consegni nelle mani dell’uomo frutti di inestimabile valore. Nella Sicilia occidentale, erge su una fulgida collina dominante le valli del Belice e del Modione, Partanna, la quale offre suggestivi panorami, lasciando che lo sguardo del visitatore spazi lontano, tra colline e pianura, fino ad arrivare al mare. Le origini del toponimo sono incerte, alcuni propendono per una derivazione di origine greca (da παρθένος, parthenos, “vergine”), altri parlano di un relitto sicano con suffisso-ANNA.

La forma araba corrispondente è  “ Bartanna”: la presenza in questo sito di un casale di nome Barthannah, “terra scura”, è attestato già dal 988.

IMG_5093.jpg

Una terra fertile e ricca

I reperti archeologici della zona, tra cui le tombe a grotticella  nelle quali sono state rinvenute ceramiche dell’Età del Bronzo, attestano  la presenza di insediamenti umani fin dalla preistoria. Il centro storico attuale ha l’impianto del borgo formatosi in età medioevale, prima sotto la denominazione araba e quindi con i normanni.

Dall’aprile del 1139, fu feudo di Giovanni II Grifeo che venne investito dal re Ruggero II del titolo di primo barone di Partanna , dopo che Giovanni I, aveva salvato la vita al gran conte Ruggero I, uccidendo il guerriero arabo Mokarta, durante la conquista di Mazara.  Nei secoli successivi vi fu un forte sviluppo cittadino, con la costruzione di chiese e complessi monastici e, nel 1627, quando il borgo raggiunse il suo massimo splendore, i Grifeo ne divennero principi.

Successivamente partecipò agli eventi storici più importanti, soprattutto nel periodo risorgimentale e postunitario. Come tutti gli altri paesi del Belice, anche Partanna ha subito la forza devastante del sisma del 1968 che l’ha segnata sia dal punto urbanistico che socio-economico.

Il centro città ha perso durante il terremoto parte delle sue caratteristiche di memoria araba, molti edifici sono stati distrutti, altri gravemente danneggiati  e altri sono stati quasi completamente rasi al suolo. Partanna, terra fertile e ricca , legata alla tradizione e alla passione per il vino, è  oggi  un centro dedito ad attività agro-vitivinicole, con la produzione di vini pregiati, di un rinomato olio d’oliva e di gustosi formaggi, tra cui la Vastedda  della valle del Belice DOP.

Partanna è anche la città della cipolla rossa, in gergo “cipudda partannisa”, dal gusto delicato e con note dolciastre ed una consistenza croccante ,se consumata cruda. Grazie alla particolarità dei prodotti del territorio,Partanna fa parte delle Associazioni nazionali Città del vino, Città dell’olio e del Consorzio di tutela Valle del Belice.